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Successivamente al secolo XVI la struttura urbana si arricchisce di unità a palazzotto signorile che si appoggiano alla nuova via longitudinale alla linea del crinale (Via Grassibelli) e si munisce di una nuova recinzione muraria più estesa sulla quale, poi, si imposta l'aggregazione edilizia delle "case-mura". In questo periodo è possibile che per l'imposizione a risiedere all'interno del nucleo urbano da parte di una certa aristocrazia rurale e per il maturare di forme istituzionali ed artigianali, Salvitelle abbia avuto una fase di crescita qualitativa tale da farlo assurgere al ruolo di città. A conferma di questa eventualità resta una organizzazione tipicamente gerarchica che distingue la città dentro e la città fuori le mura. La città esterna è costituita da due formazioni di impianto: la prima lungo il crinale in uscita dalla cittadella, sul cui assetto a spina le tipologie a schiera si sono riunifìcate, in parte, in entità edilizia a palazzetto con successivi ampliamenti verso percorsi più a valle; la seconda di forma rettangolare compresa tra la via Marco Manilio e Giacomo Salerno che rispetta una magliatura stradale a scansioni ortogonali regolari e percorsi longitudinali. E' incerto se questo insediamento sia stato fortificato. Tuttavia la presenza di alcuni capisaldi, quali, da un lato, il complesso del sottoportico Mazzei dotato di due torri e, dall'altro, la indecifrabile sistemazione dell'area dove insiste il palazzo Briganti – Bonavoglia col giardino attiguo che ricorda la forma di un bastione cinquecentesco, in assenza di una organica conoscenza documentaria, lascia aperti alcuni interrogativi sulla esatta determinazione della forma urbana. La permanenza dell'uso delle matrici fondamentali del centro antico è costantemente riaffermata in percorsi principali, itinerari processionali scanditi ad intervalli regolari dalla cappella extraurbana alla Croce (prima presenza urbana), dalla chiesa del Rosario alla chiesa Madre (S. Spirito). Le ricostruzioni successive ai terremoti dei secoli XVII e XVIII e gli interventi ottocenteschi, come il palazzo Grassibelli, il palazzo Mucci, il palazzo Romanzi, il palazzo Briganti hanno stabilito una continuità storica pur nelle nuove scale dimensionali che l'intervento architettonico introduceva nell'organizzazione della città. Il senso di tali interventi si può riassumere nella idoneità di riaffermazione del sito caricando maggiormente di significati l'immagine urbana. La volontà di riaffermare la città come unità omogenea ed al contempo conferire ad essa i segni distintivi della gerarchia sociale, come traspare dai parametri degli edifici, evidenzia la funzionalità tra la costante strutturale dell'assetto urbano e la variabilità delle modificazioni eseguite che di volta in volta descrivono i modi di vita e l'uso della città. La stessa distribuzione della proprietà, il modo di abitare, e complessivamente la dimensione in cui si attua il rapporto città – campagna sono, tuttora, quelli antichi e riflettono una società non ancora completamente trasformata dai moderni rapporti economici."
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